di Atilio Boron - 8 ottobre 2023
Gli eventi che stanno sconvolgendo oggi Israele e la Palestina, con un tragico bilancio di vittime civili, suscitano dolore e compassione e, sfortunatamente, non sono sorprendenti. Gli attacchi lanciati da Hamas dalla Striscia di Gaza sono una risposta alla politica terroristica di conquista e di spoliazione territoriale perpetrata dal regime israeliano, con la complicità degli Stati Uniti e dei loro vassalli europei indegni, contro il popolo palestinese per decenni, in aperta violazione di innumerevoli accordi bilaterali e risoluzioni delle Nazioni Unite.
La crisi attuale non può essere interpretata o valutata senza tenere conto della brutale e sistematica violazione dei diritti umani subita dalla nazione palestinese per decenni per mano dei loro oppressori israeliani; violazioni che includono soprusi, imprigionamenti e persino omicidi di uomini, donne e bambini.
Si può apprezzare la gravità di questi crimini con i seguenti dati forniti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). Nell’area occupata – in realtà invasa – da Israele, le forze armate di quel paese hanno causato la morte di 6.407 palestinesi e 152.560 sono rimasti feriti e lesionati in vario grado dal 1° gennaio 2008 al 19 settembre 2023. In contrasto, le vittime israeliane nello stesso periodo sono state 308 e 6.307 rispettivamente. L’enorme disparità tra morti e feriti da entrambe le parti parla eloquentemente della portata di questo genocidio perpetrato da Tel Aviv.
La crisi attuale, come tutte quelle che l’hanno preceduta, ha avuto una lunga gestazione. Gli atti di aggressione israeliana sui territori occupati e in particolare su Gaza sono di una crudeltà e disumanità straordinarie e sono sufficientemente noti da esimerci dal descriverli in questo scritto.
Gaza è stata definita la più grande prigione a cielo aperto del mondo. In Cisgiordania, l’organizzazione delle Nazioni Unite precedentemente citata segnala in un altro rapporto che il 2023 è stato l’anno più sanguinoso nella lunga storia dell’occupazione israeliana: 36 bambini sono stati uccisi nel periodo che termina il 31 agosto.
Le provocazioni delle cosiddette Forze di Difesa Israeliane vanno di pari passo con molte altre perpetrate dai coloni, che con la complicità del governo israeliano, si sono trasformati in sinistri squadroni della morte che si assumono il compito di terrorizzare gli abitanti originari delle terre che stanno rubando.
Questa violenza, che ora registra una nuova esplosione, ha caratterizzato tutta la storia della Palestina fin dal momento in cui al suo popolo è stato negato il sacrosanto diritto all’autodeterminazione nazionale. In questo mondo, immerso nel vortice dell’irreversibile declino dell’esausto ordine mondiale del dopoguerra, è imperativo risolvere la questione della formazione dello Stato palestinese, estinguendo un debito che ha ormai 75 anni. Senza di ciò, la violenza non farà che crescere e diventare sempre più brutale.