Carenza di personale, carichi di lavoro pesanti, discriminazioni, appalti e privatizzazioni e lo stipendio per una grossa fetta di personale resta uguale,insufficiente a far fronte agli aumenti molto forti del costo della vita.
Lavorare in sanità non è più attrattivo, basta guardare le buste paga di ogni mese e si constata quanto siano stati irrisori i reali aumenti contrattuali. La delusione, per le centinaia di migliaia di operatori sanitari, di personale amministrativo e tecnico è grande. Ingannati da mesi di propaganda con la quale si è cercato di far passare il rinnovo contrattuale come una svolta epocale, il brusco ritorno alla realtà ha generato un diffuso sentimento di frustrazione e ingiustizia anche a fronte delle promesse e delle rassicurazioni che erano state fatte durante la pandemia.
I contratti aziendali delle ASST di lodi, Crema e Cremona stanno andando proprio in questa direzione negativa
Per un contratto aziendale figlio legittimo del contratto nazionale bastano poche pagine per farlo. Un contratto che ha qualche aspetto positivo, il resto risponde ai vincoli del contratto nazionale, vincoli che impongono di dare un sacco di soldi a pochi, con i fondi di tutti.
E se qualcuno si aspetta che il contratto aziendale migliori la situazione economica di tutti, purtroppo sarà deluso. I soldi ci sono soprattutto per incarichi, funzioni apicali, indennità professionali, poco e per pochi per i passaggi di fascia.
Tutti lavorano per fare il proprio dovere,indipendentemente se siano infermieri, oss, tecnici, amministrativi : lo fanno con impegno e professionalità, ma la risposta che arriva da questi contratti aziendali è invece quella di differenziare.
Differenziare tra livelli, (anche se esistono già gli inquadramenti professionali a riconoscere la giusta professionalità), ma anche a livello, soprattutto di singoli lavoratori, si inasprisce la valutazione individuale, con maggiori differenziazioni fino addirittura a diminuire , anche se di poco, lo stipendio.
Per fronteggiare questa situazione, invece di creare un movimento unitario di mobilitazione, chi può, si rifugia in libere professioni, gettoni, etc.
In questo modo si manda a morire la passione e la sanità pubblica.
Al contrario, ci si dovrebbe adoperare per ottenere nuove assunzioni di operatori, stabilizzazione di tutti i precari, reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori in appalto con un aumento consistente dello stipendio per tutti, miglioramento delle condizioni di lavoro perchè siano garanzia di salute e sicurezza.
Non esiste un’altra via per salvare la sanità pubblica.