La spesa sanitaria pubblica si è ridotta negli ultimi dieci anni di quasi 50 miliardi di euro. Nel frattempo è cresciuta la spesa sanitaria privata che ormai ha ampiamente superato i 40 miliardi di euro annui, di cui 35 provengono direttamente dai cittadini e dalle cittadine e circa 7 dalla sanità integrativa.
Questa mutazione in corso significa che circa 1,5 milioni di famiglie utilizza oltre il 20% della propria capacità di spesa per cure mediche e quasi 500 mila persone sostengono spese mediche che le portano sotto la soglia di povertà. A questi dati bisogna aggiungere una fetta di popolazione, pari al 7%, che ha rinunciato a curarsi.
Difendere la sanità pubblica con una dura lotta all’evasione fiscale, con il pieno rispetto del principio di progressività dell’imposizione e con una tassazione in grado di ottenere un gettito dai grandi patrimoni e dalle rendite finanziarie è la strada per battere queste disuguaglianze. Pensare di affrontare il tema della sanità riducendo il carico fiscale per consentire ai cittadini e alle cittadine di disporre delle risorse da destinare alla sanità integrativa vuol dire, invece, accentuare ancor di più le disuguaglianze, dal momento che i redditi più bassi non riusciranno a dotarsi di polizze capaci di garantire loro le cure necessarie e il minor gettito genererà l’inevitabile smantellamento del sistema sanitario nazionale.