Il ministro Zangrillo… e i lavoratori del pubblico impiego

Il Ministro per la Pubblica Amministrazione Zangrillo ha firmato un Decreto Ministeriale avente ad oggetto il “Framework” (Modello risultava evidentemente troppo comprensibile) di competenze trasversali nel Pubblico Impiego. Va detto che non se ne sentiva la mancanza. E infatti il documento – piuttosto ponderoso e di non agevole lettura – non fornisce alcun elemento innovativo di analisi né disegna prospettive di sviluppo per la Pubblica Amministrazione, risultando un verboso compendio di banalità e luoghi comuni, intervallati da alcune bizzarrie.

L’atto si inserisce in un percorso di attuazione del PNNR e sembra uno di quei compiti estivi svolti svogliatamente e per necessità. Tuttavia, le Amministrazioni dovranno tenerne conto nella definizione dei fabbisogni di personale e delle relative politiche assunzionali e di sviluppo di carriera dei dipendenti in servizio. Non basteranno più la professionalità e la preparazione ma si verrà misurati anche in base all’entusiasmo per le nuove tecnologie e alla gestione delle emozioni in situazioni stressanti. Una vera rivoluzione, all’insegna del pieno e totale arbitrio, ammantato di modernità. E’ proprio il fatto che le Amministrazioni debbano tradurre in pratica concetti già di per sé fumosi a rendere il documento piuttosto inquietante. Se già ora assistiamo alla più totale arbitrarietà dei dirigenti nella valutazione dei dipendenti, figuriamoci quando ad essere sottoposta a valutazione sarà la manifestazione esteriore di sentimenti ed emozioni, ovvero quanto di più soggettivo esista.

Anche in questo caso, l’utilizzo pervasivo e gratuito di termini inglesi – segno di una sudditanza culturale ormai senza soluzione- non supplisce al vuoto spinto di contenuto ma semmai lo evidenzia.

In Cronache della galassia, Isaac Asimov aveva introdotto la “logica simbolica”, disciplina che consentiva di eliminare tutte le parole inutili da un testo e lasciare solo l’essenziale. Tentandone l’applicazione al caso in esame, il messaggio che il Ministro invia ai lavoratori pubblici è: lavorare tanto, lavorare bene, non lamentarsi mai e rispettare con entusiasmo l’ordine gerarchico.

Ovviamente, si tratta di un’obbedienza senza alcuna contropartita: i contratti pubblici sono ormai scaduti da 20 mesi e il governo non pare avere alcuna intenzione di stanziare le risorse per avviare le trattative per i rinnovi. La continua erosione del potere d’acquisto dei salari non può essere contrastata con la mancia dell’una tantum o con la truffa del taglio del cuneo fiscale. Il valore del buono pasto è ormai ridotto al costo di un panino e in molte Amministrazioni non viene riconosciuto in caso di lavoro da remoto. Frequenti sono le resistenze all’applicazione di istituti di conciliazione tra lavoro e vita privata e gli ostacoli al riconoscimento di diritti garantiti dalla legge, dalla tutela dell’invalidità al ricongiungimento familiare.

Si perpetua quindi la modalità con la quale i governi alzano continuamente il livello delle pretese verso i lavoratori pubblici ma chiudono ad ogni riconoscimento, sia salariale che normativo.  

 

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