Con la mobilitazione di centinaia di organizzazioni della società civile e oltre 300 avvocati da tutto il mondo, ieri, è stata chiesta alla Corte penale internazionale dell’Aia di avviare un’indagini sui crimini israeliani a Gaza.
I promotori della petizione, tra l’altro, chiedono che la Corte indaghi sul genocidio e su altri crimini compiuti da Israele proprio sulle base della Statuto di Roma del 1998.
Da ricordare che sia Israele che Stati Uniti d’America non aderiscono allo Statuto di Roma.
Il 3 marzo del 2021 Il procuratore generale della Corte penale internazionale (CPI) Fatou Bensouda annunciò l’apertura di un’indagine sui crimini di guerra di Israele nella Palestina occupata.
In una conferenza sugli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, tenutasi in Francia, il rappresentante del Brasile, il ministro degli Esteri Celso Amorim, ha denunciato che la morte di migliaia di bambini nei bombardamenti israeliani equivale ad un “genocidio”.
Molti Stati aderenti allo Statuto di Roma, come l’Italia, subito spinsero la Corte dell’Aia ad accusare il Presidente russo Vladimir Putin per presunti crimini di guerra in Ucraina. Una spinta che si è concretizzata lo scorso febbraio con un mandato di arresto contro il leader russo.
Davanti ai crimini di Israele ci sarà la stessa spinta, anche mediatica non solo politica, per dichiarare il premier israeliano Benjamin Netanyahu?
Tutto ci saremmo aspettati da un atlantista di provata obbedienza come Ernesto Galli della Loggia, per giunta su un giornale benpensante come il Corriere, fuorché la giustificazione storica, politica, filosofica e morale del terrorismo di Hamas e di altre pie confraternite di kamikaze e tagliagole. Eppure leggete qua: “Oggi ben pochi si ricordano… del rapporto stretto tra le armi e la democrazia, tra la guerra e la nascita stessa dei regimi democratici”. Vuoi la democrazia? Inizia a sparare, e non a militari armati: devi “uccidere anche civili innocenti, donne, vecchi, bambini”, “uccidere per uccidere”. E da quel lago di sangue sboccerà, come per incanto, la democrazia. Sì, è vero, qualche pirla “pensa che la guerra costituisca intrinsecamente un male in sé”. Ma, come dice Hamas, “a volte evitare la perdita della libertà, sottrarsi a una vita in schiavitù, alla prospettiva di veder sterminati il proprio popolo e la propria cultura, è possibile solo affrontando il pericolo di morire e il rischio di uccidere”. Anche con attentati suicidi. “A volte non c’è che la guerra capace di evitare un male maggiore”. Quanno ce vo’, ce vo’. Con buona pace dei “facili moralismi”, degli “slogan gratificanti nei cortei”, delle “pandette dei tribunali”, che ancora vanno dietro a “quelli che attualmente almeno 3 o 4 trattati e convenzioni internazionali definiscono crimini di guerra”.
Per dire la pirlaggine dei “criteri odierni”: vorrebbero vietare gli “ordigni al fosforo, appositamente mirati a uccidere quante più persone possibile”. Ma si può? Fortuna che i criteri odierni non andavano ancora di moda 80 anni fa, sennò gli inglesi non avrebbero potuto “radere al suolo molte città tedesche” e sterminarne “in una sola notte un terzo dei propri abitanti”, “600 mila civili”: tipo Amburgo, dove “una sorta di vento di fuoco si riversò per le strade ad oltre 150 km all’ora, l’asfalto delle strade si liquefece, corpi orrendamente dilaniati si ridussero a un terzo della loro grandezza naturale” e “non pochi dei sopravvissuti caddero in uno stato di demenza”. E qualche pacifinto vorrebbe impedire simili delizie? “Una guerra inumana, certo”. Ma bando alle ciance: “È questa guerra che è all’origine della democrazia”, “quasi mai il male può essere sconfitto dal bene”. Basta sentirsi dalla parte del Bene e si può fare tutto: “il bene è costretto a servirsi dei mezzi più discutibili”. Che poi “discutibili” è un po’ troppo duro: “birichini”, ecco. Diamoci dentro a massacrare civili in nome del Bene. Lo dice anche Hamas.
P.s. Mentre il giornale va in stampa, mi avvisano che forse Galli della Loggia non voleva giustificare i mezzi discutibili di Hamas, ma quelli di Israele. Però allora urge una lista del Bene e del Male, di chi può e di chi non può. Sennò poi uno si confonde.
Marco Travaglio