Il modello di welfare mix pubblico-privato come quello lombardo, ha dimostrato il suo fallimento anche in ambito sanitario percuotendo i ceti popolari economicamente più deboli.
Alla luce della riforma Del Rio ed all’istituzione delle cosiddette aree vaste (coincidenti con le provincie), è necessario rivedere e correggere l’azzonamento territoriale delle ATS in regione Lombardia in quanto oggi sono poche ed eccessivamente estese sul territorio.
Sostanzialmente governano un elevato numero di cittadini ricompresi nei rispettivi ambiti dimostrando, anche con l’avvento della pandemia, l’irrealizzabilità di un governo efficace della sanità lombarda nonché inadeguato alle esigenze delle comunità locali, cioè delle provincie. È utile quindi che l’ATS abbia la singola provincia come unico ambito di competenza e riferimento.
Si deve pensare ad una rivitalizzazione dei distretti socio sanitari territorialmente omogenei per attivare forme di cure ed assistenza innovative e saldare il rapporto con il territorio.
Ovviamente, anche gli attori chiamati in causa in ambito sanitario provinciale potranno così integrarsi a tutto campo per offrire una sanità adeguata soprattutto ai più fragili.
La Medicina Generale ( medico MMG) dovrà essere l’asse portante dell’assistenza sanitaria che così potrà sostenere con forza l’assistenza ospedaliera.
Il ruolo dei Sindaci riceverà un adeguato rafforzamento collaborando essi alla soluzione dei temi assistenziali del territorio quali protagonisti del sistema socio-sanitario.
Dovranno necessariamente partecipare con ruolo decisionale nel governo del sistema sanitario provinciale attraverso la Conferenza dei Sindaci: con un deciso cambio di passo.
Sarebbe opportuno che regione Lombardia ponesse orecchio attendo alle disposizioni dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) invece di disattenderle platealmente : un aspetto, questo, a dir poco, indecente.
Anche il volontariato e le forze sociali e politiche dovrebbero contare nel sistema sanitario provinciale proprio interloquendo secondo modalità definite con l’ATS provinciale competente.
Nel dispiegarsi della nuova riforma della legge regionale sanitaria tutto questo è stato ignorato, soprattutto per la provincia di Lodi che, evidentemente, conta su esponenti di centro destra che non contano nulla oppure, essi, poco intendono di sanità ma, verosimilmente ed invece, con miseri infingimenti potrebbero aver concesso alla città metropolitana di Milano prebende, senza preoccuparsi dei loro concittadini della provincia.
Le forze politiche e sociali di opposizione, al punto in cui ci troviamo (infatti, non tutto mai perduto!) potrebbero e dovrebbero qualificare l’arrivo dell’ATS anche in provincia di Lodi come uno dei punti e snodi fondamentali del loro programma politico.
Ci auguriamo che il nuovo anno porti ai Cittadini della Provincia di Lodi questa ultima prospettiva concreta.