Madeleine Albright e i 500 Mila bambini iracheni. No, la storia non ti assolverà mai

Per una nemesi storica, alla vigilia del ventitreesimo anniversario dell’aggressione della Nato alla Jugoslavia, è giunta la notizia della morte dell’Ex Segretario di stato USA, Madeleine Albright all’età di 84 anni.

I media Mainstream nel dare la notizia, tutti, alla stessa maniera, un coro unanime, usano la stessa dicitura: “Prima Donna ad essere segretario di Stato USA”.

Ma la Albright è stata ben altro, sempre modesti i media nostrani.

Solo gli avvoltoi si cibano dei cadaveri, non si gioisce per nessuna morte, ma come disse il grande commediografo Eduardo De Filippo, “io so distinguere morti da morti e vivi da vivi.”

Facciamo alcune “distinzioni” che hanno riguardato la Albright nella sua attività politica.

Il 12 maggio del 1996 la Albright in un’intervista con Lesley Stahl, alla domanda della giornalista sulla la morte di mezzo milione di bambini iracheni presumibilmente a causa delle sanzioni, lei giustificò queste misure coercitive con una frase celebre: “ne valeva la pena” pur di rovesciare l’allora Presidente iracheno Saddam Hussein.

Non sono mancate critiche per aver impedito ai caschi blu delle Nazioni Unite di intervenire nel genocidio in Ruanda, come denuncia questo rapporto.

Arrivò il 1999, l’ex segretario di stato, come ha scritto Alberto Fazolo, “è stata lei anche l’ideatrice della trappola degli Accordi di Rambouillet, che servì da pretesto per scatenare i bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia. Visceralmente anticomunista, non nasconde il proprio odio verso il popolo serbo.”

Sappiamo cosa è stata questa guerra, come dichiarò Boris Tadi, presidente della Serbia dal 2004 al 2012: “Durante i tre mesi di bombardamenti di città e villaggi, sono stati uccisi 2.500 civili, tra i quali 89 bambini, 12.500 feriti. In queste cifre non sono comprese le morti di leucemia e di cancro causate dagli effetti delle radiazioni delle bombe ad uranio impoverito”. Queste parole furono pronunciate davanti al Consiglio di Sicurezza della Nato, ricordando, tra l’altro “i 2.300 attacchi aerei che hanno distrutto 148 edifici, 62 ponti, danneggiato 300 scuole, ospedali e istituzioni statali, così come 176 monumenti di interesse culturale e artistico.”

Più recentemente, nel 2016 provocò altre polemiche per aver affermato che esiste “un posto speciale all’inferno per le donne” che non avessero sostenuto l’allora candidata presidenziale Hillary Clinton.

Ritornando ai giorni nostri, ai drammatici avvenimenti della guerra in Ucraina. Pur non avendo nessun incarico ufficiali, la Albright ha sempre esercitato una grande influenza.

Queste parole di Alberto Fazolo sono di incredibile attualità:

Qualche giorno prima della visita di Poroshenko negli USA, la Albright per conto del National Democratic Institute (che presiede) si è recata in Ucraina per incontrarlo ed esporgli il proprio piano di soluzione della crisi: consegnare armi all’Ucraina e aiutarla a riprendersi il Donbass e la Crimea.

La proposta è spaventosa. Non è la prima volta in cui la Albright dà il nullaosta per un massacro, e stavolta a farne le spese toccherebbe al popolo del Donbass. Ma ancora più inquietante è l’idea di recuperare la Crimea che ormai è parte della Federazione Russa. Ciò significa la volontà di trascinare una potenza nucleare in un conflitto all’interno dei propri confini. Uno scenario che metterebbe rapidamente a repentaglio l’intera umanità.”

In pratica lo scenario che stiamo vivendo oggi.
Sappiamo se la Albright dovrà adesso rendere conto a qualche entità divina dei crimini che ha commesso. Di sicuro per i 500.000 bambini iracheni morti per le sanzioni USA, la Storia non la assolverà, ma la condannerà in eterno.

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