Bergamo- Verso la resa dei conti. Manca poco alla chiusura dell’inchiesta sul Covid a Bergamo. Nella relazione per l’apertura dell’anno giudiziario il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani ha tracciato il quadro: le indagini hanno “accertato gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia. In questi tre anni di indagini sono emerse delle criticità. Qui nella Bergamasca ci sono state migliaia di morti e la gente deve sapere cosa è successo”.La domanda resta la stessa: si poteva evitare? Nella prima ondata il Covid-19 ha provocato oltre tremila vittime (solo quelle accertate) tra fine febbraio e aprile 2020, quando nella Bergamasca l’eccesso di mortalità fu di 6.200 persone in più rispetto alla media degli anni precedenti. Nella relazione dell’anno giudiziario il dato è definito “eclatante e di forte impatto” assieme alla scoperta del mancato aggiornamento del piano pandemico anti-influenzale del 2006.Nelle scorse settimane si sono susseguite le riunioni tra i quattro pm del pool che si è dedicato a questa poderosa indagine. Poi si passerà all’analisi della “compendiosa” informativa della polizia giudiziaria e delle consulenze tecniche: al centro c’è quella del virologo Andrea Crisanti con gli altri due consulenti, Daniele Donato ed Ernesto D’Aloja. Alcune indiscrezioni indicavano una ventina di persone finite sotto la lenta della procura, ma il numero potrebbe ancora salire.Restano alcuni nodi da sciogliere, a partire dal reato di epidemia colposa: i temi centrali sono il mancato aggiornamento e la mancata applicazione del piano pandemico, oltre alla non istituzione della zona rossa in Valle Seriana. Il lockdown nella Bergamasca sarebbe servito a salvare vite? Sì, secondo la consulenza tecnica, anche se ormai il virus era dilagante. Sempre stando alla consulenza, non avrebbe invece inciso sulla diffusione del virus la riapertura del Pronto soccorso dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo poche ore dopo la diagnosi dei primi due casi di Covid.