Tra Mani pulite, Berlusconi e populismo: come siamo arrivati al risultato delle Regionali
Per non cadere nello scoramento mettiamo in fila non gli ultimi 20 anni, ma gli ultimi 2 giorni: il Festival di Sanremo, la Rai, proclama il suo trionfo con il 66% di share che supera il record del 1995 di Pippo Baudo, omettendo però che il numero di telespettatori è passato da circa 15 milioni agli attuali 10 milioni.
Giorgia Meloni ieri ha annunciato, prima della chiusura dello scrutinio, la clamorosa vittoria del Centrodestra che indubbiamente strappava una regione al Centrosinistra e in Lombardia passava in soli 3 mesi dal 50,6% delle politiche a quasi il 55%. Ometteva però che il numero di elettori di FdI, solo per fare un esempio, passava da 1.350.000 all’odierno 750.000.
Quando un partito politico perde quasi la metà dei voti, anche se si tratta delle Regionali, dopo aver proclamato la vittoria, una riflessione la dovrebbe comunque fare, perché mentre la tragedia più grande di questo secolo si inverava in Turchia, in Italia si litigava per il bacio a Fedez e sui modelli culturali del Festival, oltretutto nel cuore di una guerra che si fa sempre più “vicina”, per non parlare della lotta quotidiana che attraversa famiglie e imprese, nonostante i macro-dati economici siano positivi.
Quindi la questione cruciale è che la credibilità della politica non passa attraverso le vittorie elettorali che del resto sono sempre più difficili da dimostrare. La vicenda della Moratti ci dice che la vendetta in politica non funziona. La vicenda del Centrosinistra (che oggi non si capisce chi rappresenta e a quale modello di società aspira) è un altro tema.
E per il Centrodestra, che dire di Salvini che tre mesi fa alle politiche prendeva una “tranvata storica”, mentre quando è sceso in campo l’apparato degli amministratori locali, a sorpresa il risultato è arrivato? Se fossi in il leader della Lega mi preoccuperei. Per mantenermi ottimista evito di tirare le conclusioni.
Luigi Crespi